ESAURITO
LIBRI/2 Guido Visentin propone una “torta di Morri alla bignanesca”: invenzioni linguistiche con ironia gastronomica.
ECCO UN MANUALE PER CUCINARE IL MONDO
Dodici sfide, ricette innovative per cuochi coraggiosi ed estrosi
Emilio Garon
Oggi, sotto la spinta incessante dei cibi di massa da una parte, e dei cibi d’isteria dall’altra, con contorni di trasmissioni televisive per i dislessici dei fornelli, pare difficile poter proporre una cucina incurante delle mode, con piatti estrosi e geniali. Lo fa in maniera stravagante Guido Visentin con il “Manuale di Cucina etno-umberante, ovvero come cucinare il mondo”. L’autore le chiama ricette innovative per cuochi coraggiosi, sono tredici sfide, anzi dodici perché la tredicesima ricetta sarà spedita a che ne farà richiesta e firmerà una liberatoria.
Si parte da un “Cocktail di Maramandoli al sugo berbero” per poi cimentarsi con i “Barbiccioni al trocascio fetido” oppure andando ad impastare il “Botulo al burro di sventola” per finire con l’ “Urivante sbriciolato con sughero di Macuzio”.
L’estroso e geniale autore accompagna quasi con sentimento il lettore attraverso il rigoroso procedimento per giungere al piatto perfetto, dove gli ingredienti, le operazioni, gli strumenti, le forme di vita vegetali e animali vengono evocati in un libero gioco di parole, fuori dalla convenzione linguistica.
Ecco, ad esempio, come fare una gustosa “torta di Morri alla bignanesca”. Come ingredienti servono Morri spugnosetti, spicchi di Ganescia morbida, mezzo litro di Pitorcolo e 10 conetti sgusciati di Vulviolo. L’autore premette, a scanso di equivoci, che il piatto potrebbe fare schifo: schiacciate i Morri fino a quando l’acido lattico non avrà indebolito i vostri bicipiti, mescolate rutigliosamente gli spicchi di Ganescia, versate il Pitorcolo fino a formare una perticucchia densa come un cataplasma di silicato di alluminio ventilato. Da accompagnare con una bottiglia di Bugano di Turenne fresco, un liquido con retrogusto di Magonza buono per qualsiasi Mapazzone. Se la ricetta non riesce, lo chef consiglia di deviare con un panino secco e indigeribile.
Avrete capito che il libro è un gioco della lingua e dell’ironia, con parole inesistenti, ma che nel ritmo della frase raggiungono una loro identità conferendo alle ricette una sorta di magica surreale prosa.
Il libro di Guido Visentin è un manuale stravagante, una cucina da circo, acrobatica e giocosa, una specie di contorsionismo gastronomico, dove si propongono elementi immaginari in un crescendo di umorismo, estroso ritmo e nuvole di farina, per piatti taumaturgici. Si entra nella fantasia per preparare banchetti riservati a pochi eletti.
La biografia di Guido Visentin è un manuale di mestieri, esperienze e pubblicazioni. Riassumiamo: nato a Schio, svolge attività di erborista, naturopata, iridilogo, floriterapeuta. È abilitato al Corso di evoluzione personale Avatar, ha praticato tecniche di meditazione, ha studiato musico terapia, esercita il canto armonico, ha lavorato con tecniche di incisione e di grafica, è istruttore di nordic walking.
Forse abbiamo dimenticato qualche abilità, ma comunque tra tutto questo trova il tempo di scrivere. Nel 1991 ha pubblicato “Vanità è altra cosa”, nel 2003 “Umberando il passo” seguito dallo “Zurlupinario”. Nel 2008 ha pubblicato “Dissolto il lato oscuro”, opera della quale esiste anche una versione sonora con il musicista Giuseppe Dal Bianco.
(Il Giornale di Vicenza, pagina 55, lunedì 25 settembre 2017)
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ISBN 9788897511038